Estremismo islamico in Europa: frutto di mancata integrazione? Un dibattito all'USI il prossimo 18 giugno

Servizio comunicazione istituzionale

12 Giugno 2015

La tentazione estremista tra diversi giovani musulmani in Europa è una realtà. Alcuni partono a combattere con l'Isis o con altre organizzazioni jihadiste, altri pur non facendolo ne sono attratti ideologicamente. Scoprire e analizzare le cause soggiacenti alla tentazione estremista islamica in Europa è un compito ormai irrinunciabile, a cui devono dare il loro contributo anche le istituzioni universitarie.

È in questa prospettiva che il Master in intercultural communication della Facoltà di scienze della comunicazione (MIC) organizza giovedì 18 giugno alle ore 18:00 nell'auditorio del campus di Lugano un dibattito pubblico, al quale parteciperanno il prof. Michel Wieviorka (Direttore dell'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales de Paris) e il prof. Luigi Marco Bassani (Università di Milano). L'incontro sarà introdotto dal professore emerito dell’USI Edo Poglia (direttore scientifico del MIC) e sarà moderato dal direttore del Corriere del Ticino Giancarlo Dillena.

Diversi insegnanti, operatori sociali e imam contrari al jihadismo violento ritengono che l'area di simpatia, o almeno di comprensione, per questi movimenti possa essere molto ampia. Le ragioni proposte per spiegare l’attrazione jihadista sono spesso unidimensionali, come quella che punta il dito alle passate e presenti colpe colonialiste dell'Occidente o quella che stigmatizza l’espansionismo di una parte dell'Islam e del suo impatto sull'Europa cristiana e/o democratica. Ipotesi più articolate non mancano, benché nessuna possa contare su una reale verifica scientifica. Una di esse mette in luce come il messaggio jihadista sembri ben recepito sia da giovani di seconda generazione poco o mal integrati, sia da loro coetanei che hanno invece beneficiato di una integrazione apparentemente riuscita. Per i primi, aderire alla narrazione jihadista potrebbe rappresentare una sorta di rinascita psicologica e di rivincita sociale. Per i secondi potrebbe configurarsi come l’adesione ad un appello di solidarietà con popolazioni oppresse che colma così il vuoto etico da loro percepito nel mondo occidentale. Per tutti c’è infine l’attrazione dell'avventura, dell'immagine vittoriosa del combattente jihadista, contemporaneamente pio e spietato.

Questa e altre ipotesi saranno prese in considerazione nel corso del dibattito, che si terrà principalmente in lingua francese e durante il quale si affronterà anche il tema della responsabilità delle istituzioni e delle organizzazioni politiche, formative, religiose e culturali europee, come pure degli Stati e/o delle comunità locali, nel suscitare o nel combattere questa tentazione estremista.

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