Un cantone competitivo? Luci e ombre nel rapporto sulla struttura economica ticinese 2012

Servizio comunicazione istituzionale

12 Novembre 2013

L’Osservatorio per le Politiche Economiche (O-Pol) dell’Istituto di ricerche economiche dell’USI ha pubblicato la terza edizione del Rapporto sulla competitività economica del Canton Ticino. Lo studio analizza le principali caratteristiche socio-economiche che determinano il livello di competitività del territorio. Dai risultati emerge un Cantone caratterizzato da alcune luci ma anche da diverse zone d’ombra, sulle quali è possibile concentrare gli interventi di politica economica al fine di incrementare le prospettive di sviluppo. I punti principali dello studio, oltre ad essere sintetizzati in questo comunicato stampa, sono approfonditi nella storia di copertina del nuovo numero Square, il quadrimestrale dell’Università della Svizzera italiana (www.square.usi.ch).

Le luci: infrastrutture, vocazione all’internazionalità e uno standard di vita nella media nazionale

Lo standard di vita registrato in Ticino, approssimato dal PIL pro capite, si attesta su livelli medi rispetto a quelli della Confederazione. Anche il tasso di crescita economica cantonale risulta in linea con il dato nazionale. Il Cantone dispone di infrastrutture di buon livello. La rete stradale, in rapporto alla superficie produttiva, è tra le più estese del Paese, contribuendo ad ottimizzare l’accessibilità del territorio; le reti di telecomunicazione ed energetiche, da parte loro, risultano apprezzate dagli imprenditori. Il Ticino si caratterizza inoltre per un’elevata vocazione all’internazionalizzazione: gli scambi con l’estero sono molto consistenti (l’export vale il 43% del PIL cantonale, l’import il 44%).

Le ombre: produttività, lavoro e innovazione sono i punti critici sui quali agire

Lo studio evidenzia anche dati negativi, sui quali sarebbe opportuno concentrare l’attenzione e gli interventi di politica economica per incrementare la competitività e le prospettive di sviluppo economico del Ticino. I punti critici più rilevanti riguardano il livello di produttività oraria reale registrato nel Cantone e il tasso di occupazione, due tra le grandezze decisive per lo sviluppo economico di un territorio. La produttività risulta inferiore al livello medio nazionale e – nel settore primario e terziario – anche a quella dei comuni italiani della regione insubrica (Como, Sondrio, Varese). Il Ticino è partito da un livello assoluto già inferiore al dato medio nazionale e non ha migliorato la propria produttività reale negli ultimi anni, mentre vari concorrenti elvetici (Basilea città, Zurigo, Zugo) e la regione insubrica italiana crescono più del dato nazionale medio (+1,25% annuo), determinando così una tendenza divergente in cui il Ticino perde terreno. Anche l’altra grandezza decisiva per la crescita economica, il livello di occupazione, registra un dato non positivo in Ticino: il tasso di occupazione nel Cantone si attesta al 50%, inferiore alla media nazionale (60%), mentre il tasso di disoccupazione è tra i più elevati del Paese, in linea solo con quello dell’area lemanica. Il mercato del lavoro è influenzato principalmente dai problemi di produttività reale delle imprese e dagli elevati indici demografici di anzianità e dipendenza della popolazione ticinese (tra i più alti della Confederazione). Le problematiche demografiche causano squilibri produttivi e contributivi nel sistema economico locale e frenano, inoltre, l’apertura e l’innovazione nel territorio. Altri aspetti critici che meritano attenzione riguardano l’innovatività delle imprese locali ed alcuni aspetti relativi ai capitali finanziari privati. Il livello di innovazione e innovatività delle imprese è inferiore rispetto al resto della Svizzera, con una spesa per investimenti in ricerca e sviluppo inferiore al dato nazionale e una bassa interazione tra i centri di ricerca locali e il tessuto produttivo. Il risparmio privato in Ticino, raffrontato rispetto al PIL cantonale, alla popolazione e al totale dei debiti ipotecari, si colloca su livelli bassi rispetto alla media nazionale. Le imprese, specialmente quelle di piccole dimensioni, lamentano difficoltà nell’accedere al credito e a reperire capitale di rischio da soci istituzionali e privati. 

Eterogeneità nel tessuto sociale e imprenditoriale

Il tessuto imprenditoriale locale è composto in maggioranza da piccole imprese (meno di 50 dipendenti) che occupano il 60% del personale, mentre il restante 40% è occupato in medie (50-250 dipendenti) e grandi aziende (più di 250 dipendenti). È emersa una forte dualità tra le piccole e le grandi imprese. Rispetto alle piccole aziende, le medie e grandi imprese sono più competitive, risultano in grado di vendere i propri prodotti nei mercati internazionali a prezzi maggiori rispetto alla concorrenza e sono dotate di maggior propensione all’internazionalizzazione, contribuendo a realizzare la maggior parte delle esportazioni cantonali. Piccole e grandi imprese, inoltre, sviluppano meno relazioni tra di loro rispetto a quante ne instaurano con aziende delle loro stesse dimensioni. La dualità del tessuto imprenditoriale rende complesso elaborare politiche economiche soddisfacenti per entrambe le realtà industriali: i grandi gruppi auspicano una maggiore apertura del territorio, mentre le piccole imprese vedono in modo meno positivo una crescente internazionalizzazione, sebbene anch’esse continuino a considerare ulteriori aperture dei mercati più come un’opportunità che come un rischio. Anche il capitale umano, che presenta un soddisfacente livello generale di valorizzazione, si connota in termini duali: al numero elevato di persone con una formazione universitaria o nelle scuole professionali, si affianca una quota notevole di popolazione con una formazione molto bassa, inferiore alla scuola dell’obbligo.

Metodologia

Per la realizzazione di questo studio, i ricercatori dell’O-Pol si sono avvalsi sia di strumenti analitici quantitativi sia delle opinioni degli attori economici locali: sono stati infatti interpellati circa 380 imprenditori operativi sul territorio. Individuando i punti di forza e gli elementi critici della struttura produttiva e sociale del Ticino, il rapporto si propone di valutare l’attuale livello di competitività del territorio rispetto alle altre regioni funzionali svizzere, permettendo di delineare nuove soluzioni di politica economica per migliorare le performance del Cantone

Per la storia di copertina ospitata in Square: www.square.usi.ch
Una rappresentazione grafica dello studio è disponibile in calce a questa pagina. Qui di seguito la didascalia:

La valutazione della competitività del Ticino rispetto al resto dei cantoni svizzeri seguendo il modello piramidale, per l’anno 2012 (elaborazione IRE, 2013; dati di riferimento: anno 2011). Legenda: 1 superficie forestale produttiva; 2 superficie agricola; 3 parco immobiliare; 4 infrastrutture stradali; 5 formazione; 6 ricorso all’assistenza; 7 capitale finanziario pubblico; 8 capitale finanziario privato; 9 apertura nuove imprese; 10 fallimenti; 11 internazionalizzazione. Il colore rosso indica quelle aree in cui esistono carenze e ritardi competitivi da colmare. Il colore giallo indica il raggiungimento di determinati obiettivi competitivi, ma non la loro completa affermazione. Il colore verde indica invece una valutazione eccellente (superiore alla media svizzera) della dimensione considerata.

Per altre informazioni sull’Osservatorio per le Politiche Economiche (O-Pol): http://www.opol.usi.ch/

Per ulteriori informazioni
Dr. Valentina Mini
[email protected]
+41 58 666 4115
Via Maderno 24, 6904 Lugano

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