Parte del fondo librario di Alice Vollenweider approda all'USI: un'acquisizione di prestigio che crea nuove opportunità di studio e di ricerca
Servizio comunicazione istituzionale
22 Dicembre 2011
La sezione italiana della biblioteca e dell’archivio di Alice Vollenweider – scrittrice, intellettuale e giornalista svizzera nota per essere stata una grande mediatrice fra la cultura italiana e quella tedesca – è approdata all’Istituto di studi italiani dell’USI.
Grazie all’intervento del suo esecutore testamentario Georg Sütterlin e del prof. Fabio Pusterla, l’ISI accoglie un fondo librario importante e significativo garantendo così, insieme alla sua conservazione, di serbare la memoria di una figura intellettuale generosa e importante per il rapporto tra la cultura italiana e il mondo germanofono. Si tratta di una preziosa acquisizione per la Biblioteca universitaria e di una stimolante opportunità di studio per studenti e ricercatori.
Per ricordare la figura e l’opera di Alice Vollenweider e contestualmente inaugurare il suo fondo, l’Istituto di studi italiani prevede una “ giornata di studio” sul tema dei rapporti letterari tra Svizzera italiana e Svizzera tedesca che si terrà nell’ottobre del 2012. All’incontro saranno invitati ad intervenire alcune personalità che hanno intrattenuto con Alice Vollenweider rapporti di lavoro e di sodalizio culturale.
Alice Vollenweider (1927-2011), scrittrice, intellettuale e giornalista culturale della Neue Zürcher Zeitung, ha seguito per molti anni con grandissima attenzione, competenza e generosità la letteratura italiana e svizzero italiana, dandone notizia nel mondo tedesco e favorendone spesso la conoscenza e la traduzione (anche grazie alla collaborazione con lo scrittore Hugo Lötscher e con la casa editrice zurighese Limmat Verlag, che ha ospitato molte traduzioni dall'italiano). È stata inoltre in contatto diretto e d'amicizia con non pochi scrittori italiani di primo piano e con almeno due, se non tre generazioni di scrittori e intellettuali svizzero-italiani, da Virgilio Gilardoni a Giorgio e Giovanni Orelli, giù fino alle generazioni successive.