L'USI, la cultura e le risorse pubbliche - L'opinione della Rettrice

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Servizio comunicazione istituzionale

22 Maggio 2024

La Rettrice dell'USI, Luisa Lambertini, è tornata ad esprimersi in merito al presente e il futuro dell’ateneo, sulle colonne del Corriere del Ticino. Il suo intervento dà seguito a quello precedentemente firmato, sempre sulla stessa tematica, dal direttore Paride Pelli. Di seguito vi proponiamo il testo integrale.

* Mi riallaccio all'editoriale scritto dal direttore Paride Pelli sulle colonne del Corriere del Ticino qualche giorno fa, nel quale ha messo a tema il ridimensionamento delle risorse pubbliche a favore di cultura e formazione e la necessità di scegliere in quali settori strategici continuare ad investire. Il direttore ha portato l’esempio dell’USI e del Locarno Film Festival – entrambi enti che hanno una forte capacità di auto-finanziamento, ma che dipendono anche dal sostegno pubblico e politico del territorio. In primo luogo, mi pare giusto ricordare che l’USI dipende dai contributi cantonali per meno di 1/3 del budget totale (su 134 milioni annui, dato complessivo 2024). Si tratta di una percentuale del budget che nel confronto intercantonale segna una discrepanza rilevante. Altre università, come ad esempio Zurigo o Losanna, ricevono contributi cantonali dell’ordine del 40-50%.

L’USI in questi anni ha continuato a crescere principalmente grazie all’incremento nel numero di studenti che l’hanno scelta e ai fondi di ricerca competitiva che il corpo accademico ha saputo attrarre da diverse fonti di finanziamento, in primis dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, ma anche dal prestigioso ERC (European Research Council - Consiglio europeo della ricerca). Credo che sia giusto sottolinearlo, per non dare l’impressione al contribuente che l’USI sia un ente che vive di soli finanziamenti pubblici. Al contrario, si tratta di un settore molto competitivo: all’interno delle nostre mura professori e professoresse lavorano costantemente a progetti di ricerca innovativi, in concorrenza con accademici di altre università per ottenere i mezzi per poter continuare il proprio lavoro.

Oggi l’USI si distingue per i suoi contributi significativi in vari campi della ricerca e della formazione in settori come la biomedicina, l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, l’informatica, la finanza – per citarne solo alcuni. La formazione che offriamo permette di educare le nuove leve di specialisti qualificati e di dirigenti in ambiti rilevanti per il progresso del nostro Paese, in un contesto che evolve a ritmi sempre più serrati. Basti pensare all’ultimo nato tra i nostri programmi di formazione, il Bachelor in Data Science. Eppure - e insieme a me lo dicono a gran voce anche le colleghe e i colleghi rettori svizzeri - nonostante il nostro successo e il contributo che le università elvetiche hanno dato al Paese, senza un sostegno politico forte nei prossimi anni rischieremo di dover fare scelte difficili che potrebbero includere il ridimensionamento di programmi strategici o l’incapacità cogliere nuove opportunità. Questo non solo limiterebbe le prospettive future di studenti e ricercatori, ma avrebbe anche un impatto negativo sullo sviluppo economico e culturale del nostro Paese. Uno dei cardini della Pianificazione 25-28 dell’USI sarà quello di potenziare le attività di trasferimento e innovazione, che ci permetteranno di ottenere un impatto più ampio sulla società e sull’economia in generale.

Questi sforzi saranno inquadrati all’interno di uno scenario di sviluppo cantonale e cittadino, grazie al quale speriamo di poter costruire un futuro in cui l’innovazione, l’educazione e la ricerca non solo sopravvivano ma prosperino, portando beneficio a molti. Per identificare le migliori opportunità di sviluppo negli ultimi mesi il Rettorato dell’USI ha intrapreso un lavoro di mappatura dei progetti più interessanti in stretto dialogo con i Decani e diversi interlocutori interni ed esterni, per poi assegnare le priorità in base alle risorse disponibili. Presto la discussione da accademica diventerà politica. Mi auguro che essa non verta soltanto sui costi, ma si considerino cultura, formazione, ricerca e innovazione come investimenti per il futuro, mettendoci nelle migliori condizioni poter dare il nostro contributo al territorio.

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