Un viaggio nell'evoluzione del genere umano, dagli insegnamenti del passato ai quesiti del futuro

© Norbert Hentges
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Servizio comunicazione istituzionale

17 Settembre 2024

Anche quest'anno si è rinnovata la consolidata collaborazione tra l'Università della Svizzera italiana (USI) e la Fondazione Internazionale Premio Balzan, che, con il patrocinio della Città di Lugano, a cadenza annuale organizzano una conferenza tenuta da un vincitore del Premio Balzan. L'ospite per il 2024 è dunque stato il Professor Jean-Jacques Hublin, co-fondatore della Società europea per lo studio dell’evoluzione umana e fondatore del dipartimento di evoluzione umana presso l’Istituto Max Planck per l’Antropologia Evolutiva di Lipsia, oltre che professore al Collège de France, dove è titolare della cattedra di Paleoantropologia.

L'argomento centrale della conferenza, svoltasi nell'Auditorium del Campus Ovest Lugano, è stato come, e perché, l'Homo sapiens abbia sostituito il Neanderthal. Per permettere all'uditorio di comprendere il contesto entro il quale la sostituzione è avvenuta, il vincitore del Premio Balzan ha voluto innanzitutto fare chiarezza su come dovremmo immaginarci la Terra nel Paleolitico. "Se pensiamo alle differenze tra gli individui di oggi, si tratta di elementi superficiali come il colore della pelle, dei capelli o degli occhi. Il motivo per cui siamo così omogenei, è perché abbiamo un antenato comune molto recente - ha spiegato Jean-Jacques Hublin -. Milioni di anni fa la situazione non era così, vi erano infatti molte specie di ominidi in giro per il mondo. La nostra specie è evoluta in Africa, dopodiché si è espansa anche fuori sostituendo le specie autoctone degli altri territori". Un tema, quello della colonizzazione e della prevalenza di una specie sull'altra, che rimane di estrema attualità ha precisato il Professor Hublin, il quale ha poi successivamente illustrato ai presenti i metodi di ricerca che hanno permesso a lui e al suo team di svolgere i loro studi, giungendo in alcuni casi a conclusioni capaci di sfatare credenze comuni.

Il Professor Hublin ha poi risposto a una delle domande centrali per uno storico: che cosa possono insegnarci eventi così lontani nel tempo? “Ci sono due risposte: la prima, quella seria, è che permettono di riflettere sull'impatto che l'uomo ha nel mondo, che è un tema molto attuale. Pensiamo al modo in cui l’uomo trasforma i paesaggi: oggi abbiamo parlato della sostituzione dei Neanderthal, ma il discorso potrebbe riguardare qualsiasi altra specie. La seconda risposta è che alle persone piace sentire storie riguardo alle proprie origini".

Il vincitore del Premio Balzan ha dunque sottolineato il forte legame che c'è tra passato e presente, non dimenticando tuttavia di rivolgere uno sguardo anche al futuro. "Fra le principali differenze che hanno favorito l'Homo sapiens rispetto al Neanderthal vi è il minore consumo energetico da parte del cervello, una differenza invisibile ma significativa. Allo stesso modo al giorno d'oggi è necessario ottimizzare il consumo energetico e trovare nuove fonti; si tratta di una sfida che, in modi diversi, concerne tutte le epoche".

Hublin ha concluso il suo intervento riflettendo su come l'evoluzione dell'Homo sapiens sia continua, e, per la prima volta, influenzata dall'uomo stesso. "Stiamo incorporando la tecnologia nel corpo (ad esempio con microchip e protesi), il limite tra lo sviluppo tecnico e quello biologico è sempre più permeabile. Siamo capaci di modificare il genoma, e in qualche modo creiamo la nostra evoluzione. Questo accade sempre più frequentemente, e non era mai accaduto prima".

L’incontro è stato introdotto da Luisa Lambertini, rettrice dell'USI, nonché da Laura Laera, Vicepresidente del Consiglio della Fondazione Internazionale Balzan “Premio” e Roberto Badaracco, Vicesindaco della Città di Lugano. Il giornalista RSI e divulgatore storico Jonas Marti è invece intervenuto in qualità di moderatore.

 

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